Pedagogia: LE VIE DELL'ALFABETO

 La lotta contro l'ignoranza 

Dopo l'Unità d'Italia i governanti del secondo Ottocento si trovarono di fronte alla necessità di  creare una cittadinanza comune, poichè alcuni si sentivano ancora sudditi invece di cittadini.
Per poter concretizzare ciò l'istruzione (scopo: forti sentimenti patriottici) rappresentò un fattore essenziale con l'esercito, perché offriva ai giovani italiani la possibilità di entrare in contatto con coetanei di regioni diverse. 

Ogni esperienza civile era ispirata alla sacralità della monarchia: il re era presentato come padre di tutti gli italiani e la regina come madre. 


Dagli anni Trenta dell'Ottocento agli inizi del Novecento l'Italia compì un decisivo passo verso l'alfabetismo, avvicinandosi ai Paesi più sviluppati in Europa sul piano economico e politico. 

Nel 1861 il primo censimento nazionale riguardo il fenomeno dell'analfabetismo era emerso che neanche un quarto della popolazione italiana era alfabeta.

Nel 1901 circa il 50% costituiva gli italiani analfabeti.
Però grazie all'istruzione si riuscirono a migliorare questi dati. Saper leggere, scriver e contare iniziarono ad essere considerate abilità per tutti. Esse furono sempre più strettamente associate all'evoluzione sociale, economica, civile, ragione per cui vennero introdotti i vincoli di obbligatorietà. 

La lotta contro l'ignoranza dovette misurarsi con difficoltà di ogni genere: principalmente con l'arretratezza dell'economia, la povertà delle popolazioni, squilibri territoriali nella distribuzione delle scuole, l'indifferenza dei genitori, l'ostilità di una parte del clero, e infine i timori della stessa classe dirigente che l'eccessiva familiarità con il leggere, lo scrivere e il far di conto potesse scatenare conseguenze sociali imprevedibili. 
La complessità della battaglia contro l'ignoranza la si può definire con due termini: alfabetizzazione e scolarizzazione.


Con il termine alfabetizzazione si intende considerare l'insieme dei processi con cui si impara a leggere, scrivere e a far di conto; questa attività non la si pratica solo a scuola, ma la si applica tramite varie iniziative come corsi, esperienze di lavoro...
Il termine secolarizzazione indica, invece, in modo più specifico la frequentazione della scuola.

La diffusione della scuola 

Il modello d'istruzione ottocentesca è molto differente rispetto ai secoli scorsi: ha  una frequenza obbligatoria, gestita da un personale laico e divenne anche funzione dello Stato.
La scuola elementare venne ordinata come unico tipo di scuola, che vuole soddisfare le esigenze di tutti. 
In più la diffusione dell'istruzione fu uno strumento, attraverso cui lo Stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società. 
Le scuole erano molto più numerose nel Nord Italia e meno diffuse al Sud, dove venne registrato un elevato tasso di analfabeti. 
Un aspetto innovativo di questo periodo è la scolarizzazione femminile. Subito dopo l'unificazione d'Italia venne registrata un'alfabetizzazione femminile più forte rispetto a quella maschile (il punto di partenza delle fanciulle era inferiore rispetto a quella maschile, ma difficilmente le ragazze proseguivano gli studi dopo la scuola elementare).


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