Pedagogia: Bambini e donne tra settecento e ottocento

 Il dibattito illuministico delle caratteristiche dell'infanzia, sulle capacità cognitive dell'uomo e sull'importanza dell'educazione e dell'istruzione diede origine a due correnti di pensiero e di ricerca, distinte ma complementari: la prima ispirata ad una concezione romantica dell'infanzia, interessò soprattutto filosofi, educatori e uomini della scuola, la seconda invece si sviluppò principalmente in ambito medico

Johann Paul Friedrich Richter

Richter nacque a Wunsiedel, nella Germania del Sud, e studiò teologia. 
Egli acquisì grande notorietà come scrittore e romanziere. Autore del saggio educativo "Levana" si contraddistinse per la sensibilità e per l'empatia che mostrò nei confronti del mondo infantile. 

In Richter la filosofia non fu mai disgiunta dalla vena poetica. In quest'ottica il bambino non veniva solo presentato come la speranza per il mondo di domani ma anche il depositario della capacità di guardare alla realtà in maniera ingenua e ottimistica. In campo pedagogico il modello di Richter fu 
Rousseau: condivideva il rifiuto per la pedagogia fatta di norme e regole precostituite.
Egli era convinto che la crescita del bambino avesse bisogno di condizioni favorevoli che dipendevano principalmente dagli adulti. 

Alla trattatistica educativa tradizionale Richter oppose la creazione di un'atmosfera educativa concreta, fatta di situazioni plausibili, attraverso le quali l'adulto viene guidato alla scoperta dell'infanzia ma anche di se stesso.
"Levana" è il saggio è ricco di poesia, di empatia e di norme concrete, ispirate al buonsenso. 


Jean Marie Gaspard Itard 

Egli era un medico presso l'Istituto per sordomuti di Parigi.
Egli studiò l'infanzia e la sua educabilità in modo originale. L'occasione gli venne offerta dal ritrovamento del 
"selvaggio dell'Aveyron", il quale manifestava bisogni fisici e i suoi affetti erano limitati come le sue conoscenze. Itard era convinto di poter rispondere alla domanda secolare: chi è l'uomo allo stato di natura? 

Dato che era completamente privo di parola, Victor, il ragazzo selvaggio, venne trasferito all'Istituto per sordomuti. Però considerato come "idiota" dal manicomio a causa del suo stato di insufficienza mentale, doveva essere rinchiuso in un ospedale psichiatrico, ma Itard riuscì a farsi assegnare la custodia del ragazzo. Per educarlo sarebbe stato sufficiente applicare con lui i metodi della pedagogia sensista e rousseauiana, trattandolo come un bambino di 10 o 12 mesi. Egli voleva favorirne l'integrazione nella società e studiare nel dettaglio il risveglio dell'attività psichica e affettiva del soggetto. 
A tale obiettivo egli elaborò pratiche educative e materiali didattici in grado di suscitarne l'interesse e di promuoverne significativi progressi. 

Itard verificò, per la prima volta nella storia della medicina e della pedagogia, l'impossibilità di fornire ad un essere umano gli insegnamenti non ricevuti al momento opportuno, ovvero quelli che permettono un corretto sviluppo psicofisico. 
Grazie a questo caso egli dimostrò che l'uomo allo stato di natura non è perfetto, come aveva creduto Rousseau, e che l'uomo senza la società e la cultura è un animale incompiuto. 



Una timida ma crescente presenta a scuola: le ragazze

Per buona parte dell'età moderna, le donne furono escluse dall'istruzione e vennero ammesse lentamente con grande fatica e tra il 1600 e il 1700 si registrò una crescente attenzione all'educazione femminile. Il modello comportamentale a cui si dovevano ispirare era quello della donna modesta, consacrata ad una vita ritirata, dedita ai lavori domestici sotto il controllo della madre e del marito. Si diffuse lentamente la convinzione dell'utilità, anche per le donne, della lettura e della scrittura. 

Il luogo per eccellenza in cui avveniva l'educazione delle ragazze era la famiglia. Le ragazze venivano educate da sempre educate in famiglia dove il padre aveva il potere di decisione sul destino delle figlie mentre le madri ne curavano la buona educazione e ne difendevano l'onorabilità anche dopo il matrimonio.  
Solo le ragazze più ricche potevano ambire ad un'istruzione superiore ricevuta nei conventi o negli educandati (collegi femminili aggregati ai monasteri). 

Le principali differenze tra educazione maschile e femminile, riguardavano la durata del percorso scolastico e dalle modalità d'ingresso: dai 4 ai 7 anni per i ragazzi, 2 anni al massimo per le ragazze che però potevano intraprendere il percorso in qualsiasi momento, a differenza dei ragazzi che dovevano iniziare con l'inizio dell'anno scolastico. 

La lingua volgare prevaleva sul latino ma le materie più importanti erano quelle legate ai lavori domestici e al ricamo. Nella vita scolastica cominciarono ad apparire anche maestre laiche che avevano molti tratti in comune a quelle religiose, ma la loro presenza era indice del fatto che il mondo era in fase di cambiamento: la scolarizzazione stava aumentando. 


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